• 01
  • 02
  • 04
  • 02
  • 06
  • 08
  • 02
  • 06
  • 03
  • 04
  • 03
  • 05
  • 01
  • 05
  • 02
  • 01
  • 02
  • 03
  • 06
  • 01
  • 08
  • 07
  • 03
  • 07
  • 02
  • 01
  • 08
  • 03
  • 04
  • [NON CERCARE UNA COLPA. TROVA UN RIMEDIO.]
  • [PIù I SOGNI SONO GRANDI PIù è GRANDE LA FATICA.]
  • [ABBIAMO SCOLPITO IL NOSTRO CARATTERE, ROBUSTO COME UNA QUERCIA SECOLARE, PRONTI A SOPPORTARE I COLPI D'ASCIA DELLA VITA.]
  • [Il vostro tempo è limitato, quindi non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro. Siate affamati, siate folli!]
  • [SE AGGIUNGI POCO AL POCO - MA DI FREQUENTE - PRESTO IL POCO DIVENTERà MOLTO.]
  • [FALL SEVEN TIMES, STAND UP EIGHT.]
  • [LA FORTUNA NON DONA MAI, PRESTA SOLTANTO.]
  • [La massima saggezza confina con la più grande follia.]
  • [LA FORTUNA NON ESISTE, LA COSTRUIAMO NOI OGNI GIORNO.]
  • [IL LAVORO NON SI CERCA, SI CREA.]
  • [Gli ottimisti danno il benvenuto al futuro, i pessimisti lo temono.]
  • [Le strade della lealtà son sempre rette.]
  • [è UN PECCATO IL NON FARE NIENTE COL PRETESTO CHE NON POSSIAMO FARE TUTTO.]
  • [CREDERCI SEMPRE, ARRENDERSI MAI.]
  • [SUCCESS IS NOT GIVEN, IT IS EARNED.]
  • [IL FUTURO è UNA CONQUISTA NON UN REGALO.]
  • [MEMENTO AUDERE SEMPER.]
  • [THE BEST IS YET TO COME.]
  • [VOLERE è POTERE.]
  • [LA STESSA TENACIA DELLA GOCCIA CHE SCAVA LA PIETRA.]
  • [FAILING TO PLAN IS PLANNING TO FAIL.]
  • [La coerenza è il fondamento della virtù.]
  • [QUALITÀ SIGNIFICA FARE LE COSE BENE QUANDO NESSUNO TI STA GUARDANDO.]
  • [NON ASPETTARE IL MOMENTO OPPORTUNO. CREALO.]
  • [NON LA FORZA, MA LA COSTANZA DI UN ALTO SENTIMENTO FA GLI UOMINI SUPERIORI.]
  • [IF YOU CAN DREAM IT, YOU CAN DO IT.]
  • [Il progresso si deve alla forza delle personalità, non dei principi.]
  • [è DIFFICILISSIMO PARLARE MOLTO SENZA DIRE QUALCOSA DI TROPPO.]
  • [Il coraggio è resistenza alla paura e dominio della paura.]

Calcio e Marketing, binomio inscindibile ma ancora da consolidare

Calcio e Marketing, binomio inscindibile ma ancora da consolidare

Il marketing ed il digital marketing nel mondo del calcio sono in continua crescita. Infatti sempre più squadre sentono il bisogno di presidiare al meglio i principali social media e curare ogni aspetto inerente la loro presenza sul web. Inoltre negli anni, il marketing sportivo (e in questo calcistico), sta superando i confini locali e anche nazionali, dando vita a strategie di marketing globale, il cui obiettivo è quello di accrescere la propria reputazione anche all’estero.


Negli ultimi anni, infatti, sono molte le società calcistiche che si sono inserite con successo nei mercati stranieri, soprattutto negli USA e in ASIA, proponendo strategie di digital marketing mirate. Le prime a capirlo sono state le società calcistiche di Premier League, Manchester UTD e Liverpool, che si sono affacciate a nuovi mercati grazie ad una strategia di marketing globale ed una presenza massiccia sul web.


Sembra che Premier League e Liga siano i due campionati più seguiti al di fuori dei confini europei, mentre il campionato nostrano non ha più l’appeal di un tempo. Il segreto per poter risollevare le sorti di un campionato ormai povero di stelle e presenze sugli spalti, potrebbe essere affidarsi alla creatività del settore marketing e comunicazione e partire alla conquista dei mercati esteri.


Calcio e Marketing quindi sono due ambiti che possono andare a braccetto tra loro, per i quali le società dovrebbero però definire dei piani di azione a lungo termine.
Di seguito riportiamo il video dell’intervista fatta alla Dott.ssa Meo-Colombo, esperta di marketing e web design, e con alle spalle una esperienza lavorativa all’interno del dipartimento marketing del QPR, squadra di prima divisione inglese.

 

VIDEO _ https://www.youtube.com/watch?v=EgYVwy9lqGM

Fonte http://www.insidemarketing.it/

Lo shopping online cresce, ma si può fare di più.

ECommerce ancora in crescita: 22 milioni di persone l'hanno provato e 11 milioni sono acquirenti abituali.

Lo shopping online cresce, ma si può fare di più.
Rispetto all’anno scorso l’eCommerce è aumentato del 22%, raggiungendo un totale di 200 milioni di transazioni e attestandosi intorno ai 90 euro di spesa media. I dati vengono dal nuovo rapporto “Net Retail” di Netcomm, il Consorzio del Commercio elettronico Italiano, che ha svolto l’indagine in collaborazione con Human Highway, Banzai, Postecom e QVC.
 
Più di 22 milioni di persone hanno effettuato almeno un acquisto online nella loro vita, mentre gli acquirenti abituali (cioè quelli che acquistano online almeno una volta al mese) sono 11 milioni, sono principalmente uomini (57%) e prediligono il prodotto fisico rispetto ai beni digitali (il cui acquisto è pure in crescita ma con un ritmo minore).
Rispetto allo studio precedente ci sono delle differenze tra i vecchi e i nuovi e-shopper: l’anno scorso ad acquistare in Rete erano soprattutto i giovani, che preferivano i prodotti per il tempo libero. Oggi l‘età media è aumentata, attestandosi nella fascia degli over 55 (che rappresenta il 24,1% degli acquirenti contro il 16,1% della fascia giovanile). E con il crescere dell’età si sono diversificati anche i prodotti acquistati, prediligendo beni utili nella vita di tutti i giorni.
 
Buone notizie, dunque, per il commercio elettronico ?
 
Dipende dai punti di vista.
 
In effetti a ben vedere lo stesso rapporto dà anche un altro dato: l’e-commerce rappresenta ancora il 2% circa dei consumi delle famiglie italiane. Vista in questo modo potrebbe sembrare poca cosa. Eppure ogni dato può leggersi dall’altro lato della medaglia: se agli italiani l’eCommerce piace sempre di più -questo i dati lo dicono- e occupa un (piccolo?) posto nelle loro abitudini di acquisto allora un margine per la crescita c’è ed è anche ampio.
 

Fiat Brasile: pubblicità progresso contro i rischi del guidare dopo aver bevuto

Fiat Brasile: pubblicità progresso contro i rischi del guidare dopo aver bevuto

La filiale brasiliana del marchio Fiat ha realizzato (2012) questa efficace ed incisiva campagna pubblicitaria per invitare gli automobilisti a non mettersi alla guida dopo aver bevuto alcolici. Il filmato dura appena 15 secondi e riporta le parole “ora la vedi” ed “ora no”, decisamente ficcanti nell’esprimere un messaggio veicolato attraverso una lattina.

VIDEOhttps://www.youtube.com/watch?v=VlfC-8xlYvo

 

Fonte  http://www.autoblog.it/

Social Media Tools per start-up: gli strumenti che fanno la differenza

Qualche consiglio e gli strumenti essenziali per far partire alla grande la tua start-up sui social media senza impazzire !

Social Media Tools per start-up: gli strumenti che fanno la differenza
Una start-up non può prescindere dall’utilizzo dei social media per promuovere la propria attività: in molti casi, infatti, proprio l’uso corretto e attento dei social network da parte di neonate imprese è stata la chiave di volta del loro successo, portandole in breve tempo a farsi conoscere da un largo numero di persone, che siano fan o follower. Ma un buon marketer sa anche che non basta raggiungere più utenti possibile per conseguire i propri obiettivi professionali, soprattutto se sono diretti alla vendita di un prodotto o servizio.
 
Quello che serve è l’engagement, cioè la capacità di coinvolgere il pubblico del web e avvicinarlo ai valori e alla filosofia della start-up. Per far ciò non bisogna andare allo sbaraglio, ma mettere in piedi una vera e propria startegia editoriale, pianificando nei dettagli i contenuti da pubblicare volta per volta. Potresti decidere di far accedere i tuoi follower al “dietro le quinte” dell’impresa, facendo conoscere loro le persone che ci lavorano, oppure creare un contest dove regali qualcosa al raggiungimento di determinati risultati.
 
Qualunque sia la tua idea avrai bisogno di capire a quale tipo di target rivolgerti, creare un hashtag apposito che si riferisca esclusivamente alla tua start-up, di mettere online i tuoi contenuti e monitorarne i risultati, e soprattutto di continuare ad ascoltare i tuoi utenti per captarne i cambiamenti, modificando di conseguenza il tuo piano editoriale.
Un insieme di compiti che potrebbe portarti facilmente al manicomio! 
 
Ma niente paura: esistono, infatti, degli strumenti creati per aiutarti a gestire la tua social media strategy. 
 
Ecco quelli essenziali:
 
Klout
Questo eccezionale tool suggerisce contenuti che la tua audience non ha ancora visto e che possono piacere ai tuoi fan; inoltre, traccia i rewteet e i likes per monitorare l’impatto dei post.
 
Canva
Uno dei più semplici strumenti online per creare ed editare le immagini da postare online in base alle misure preferite di ogni social network.
 
Cyfe
In una sola dashboard puoi monitorare tutti i tuoi post sui social network, ma non solo! Funziona anche per analisi SEO, SEM e vendite online, basta aggiungere i widget che ti servono.
 
Fanpage Karma
Non dimenticare di dare uno sguardo anche a quello che fanno i tuoi concorrenti. Con questo tool potrai analizzare i tuoi competitors e cambiare la tua strategia.
 
 

Le tre ragioni per cui Twitter è in crisi nera

Il sito di microblogging più famoso del mondo è nei guai. In Borsa il titolo nell'ultimo mese ha perso il 17%. Cosa sta succedendo al social network delle star? Cosa rischia?

Le tre ragioni per cui Twitter è in crisi nera
Twitter è nei guai. La Borsa se n'è accorta da tempo: il titolo del sito di microblogging più famoso del mondo nell'ultimo mese ha perso il 17% del suo valore al Nasdaq, un “rosso” che se si considera l'ultimo anno raddoppia sfiorando un -33%. Dopo le dimissioni del ceo Dick Costolo, e l'interim a uno dei fondatori, Jack Dorsey, le cose non sono migliorate: Twitter sta annaspando ai minimi di sempre, sotto i livelli della quotazione del novembre 2013. Ormai la società vale meno di 20 miliardi di dollari. Il che la rende una possibile preda. Qualcuno parla di Facebook, ma la creatura di Zuckerberg deve ancora digerire l'acquisizione kolossal di WhatApp, pagata 22 miliardi di dollari l'anno scorso. Potrebbe farsi avanti anche Google, già legata a Twitter da accordi commerciali. Sempre che a qualcuno i “cinguettii” interessino.
 
Ma da dove arrivano i problemi di Twitter? Non è una questione di soldi. La trimestrale diffusa qualche giorno fa sfoggia ricavi a 502 milioni di dollari (+64% rispetto all'anno scorso), molti più dei 481 milioni attesi dagli analisti. Il vero problema sono gli utenti. Ecco cosa sta succedendo.
 
Lo hanno ammesso apertamente anche il ceo ad interim Dorsey e il direttore finanziario Anthony Noto: il grande problema di Twitter è che non riesce a conquistare nuovi utenti. Nell'ultimo trimestre sono arrivati appena due milioni di nuovi “users”, portando il totale a quota 304 milioni. Una crescita debole, quasi piatta. Ben lontana dal traguardo di 400 milioni lasciato trapelare due anni e mezzo fa, e a distanze siderali dagli 1,4 miliardi di utenti Facebook. Il cfo Anthony Noto ha ulteriormente depresso gli investitori, sottolineando che non si attende una significativa crescita degli utenti per un «considerevole lasso di tempo».
 
Ma perché Twitter non riesce a sfondare come il social di Zuckerberg? Lo ha spiegato lo stesso creatore del sito di microblogging. Ecco cosa ha detto agli analisti.
 

Che cos'è che non funziona? Il fondatore di Twitter non ha dubbi: tutti conoscono il sito di microblogging ma il servizio risulta ancora troppo complicato, e la maggior parte della gente si chiede come, e soprattutto perché, dovrebbe usarlo. Twitter viene utilizzato dalle celebrità, dai marchi, dal marketing e dagli attivisti inquieti ma – a differenza di Facebook – non dalla gente comune. Inoltre il social di Zuckerberg crea legami molto più forti, che si estendono a cerchie ancora più esterne di amici, mentre delle migliaia di account Twitter aperti ogni giorno molti vengono abbandonati e solo pochi diventano attivi con regolarità.
L'obiettivo di Dorsey è fare in modo che chiunque si svegli al mattino attaccandosi a Twitter per vedere cosa succede nel mondo, in un modo facile e istintivo «come guardare fuori dalla finestra». Intanto però anche sul fronte pubblicitario, quello che sta regalando i risultati più confortanti, affiora qualche perplessità. Ecco quale.

Come spiega Pier Luca Santoro su DataMediaHub, da una recente ricerca di eMarketer sull'efficacia della pubblicità su Twitter emerge come per la stragrande maggioranza delle persone gli annunci pubblicitari siano assolutamente irrilevanti.
Un altro aspetto del quale si parla poco, spiega ancora Santoro, è relativo alla reach effettiva. «Se infatti le opportunità di essere visti sono molto elevate, così come avviene anche per Facebook, le persone raggiunte effettivamente sono un numero di gran lunga inferiore e, soprattutto, il gap tra i pochi che visualizzano effettivamente i tweet e quelli che poi cliccano sul contenuto è enorme».
«Se si ha un gran numero di follower, penso ai giornali ma anche a molti brand, i propri contenuti sono visti da un'assoluta minoranza di questi, dei quali pochissimi accedono effettivamente al contenuto», conclude Santoro. Insomma, visto dal punto di vista del brand aziendale o della testata giornalistica Twitter non genera trafico, non porta utenti al sito web. Questo però non impedisce all'azienda di San Francisco di credere in un futuro fatto anche di informazione. Ecco come.

Per cercare di frenare la caduta in Borsa, Twitter punta anche sull'informazione. Il nuovo esperimento (già attivo in Giappone e al via ora negli Stati Uniti) è stato confermato a Buzzfeed da un portavoce della compagnia. L'obiettivo è rendere i contenuti più facili da trovare e fruire sul microblog. La nuova sezione per le notizie pone in primo piano i titoli d'attualità più rilanciati o commentati su Twitter in un dato momento. Quando gli utenti cliccano sui titoli si apre una nuova pagina con il testo della notizia, eventuali foto e i “cinguettii” principali sull'argomento. Twitter sta testando anche Lightning, forse in arrivo a fine anno, una piattaforma gestita da professionisti in carne e ossa (e non da un algoritmo) in cui saranno raccolti tweet, foto, video, dirette streaming di Periscope, relativi a eventi in corso di svolgimento, dal cinema alle breaking news.

Fonte http://www.ilsole24ore.com/

Project Manager e Leadership: guida pratica

Le migliori strategie per diventare un capo progetto di successo, definire un proprio stile di leadership e centrare i propri obiettivi.

Project Manager e Leadership: guida pratica
Per diventare un vero leader, il Project Manager può seguire la pratica guida in 14 mosse di James P. Lewis: Project Leadership (edizioni Mc Graw-Hill).
 
Stili di leadership. Leader non si nasce necessariamente, lo si diventa anche. Questo capitolo offre una panoramica sui diversi stili operativi, in linea con i diversi temperamenti e modi predominanti di pensiero.
 
La figura del Project Manager
 
Sgombriamo subito il campo da un interrogativo ovvio: qual è lo stile di leadership più efficace? La risposta è: “nessuno in particolare”!
 
 
Se è vero che è abbastanza raro, se non impossibile, osservare in un unico individuo il perfetto bilanciamento tra tutte le tipologie di temperamento e di stili di pensiero, allora è evidente che il compito di chi guida deve essere quello di associare ad ogni situazione il talento di chi meglio si confà alla stessa: il nostro leader, dunque, dovrà avere flessibilità e dovrà saper delegare.
 
Inoltre, al mutare delle circostanze dovrà mettere in atto un comportamento che abbia la maggiore efficacia prevedibile verso lo scopo prefissato, soprattutto nei riguardi del team. Questo, considerando contemporaneamente sia la natura del compito che una data persona dovrà svolgere sia la relazione da instaurare con la persona stessa.
 
Questi concetti sono stati schematizzati da P. Hersey e K. Blanchard in un modello noto come Situational Leadership: verificando se la persona designata è in grado di svolgere il compito assegnato e se è disposta a prendersi la responsabilità su quanto affidatole, è possibile selezionare il comportamento più adatto alla circostanza. Per cui, se la persona SA svolgere il suo compito e VUOLE prendersene in pieno la responsabilità dell’esecuzione, allora lo stile di leadership da adottare sarà quello di DELEGA, e così via.
 

Quando il packaging diventa geniale

Quando il packaging diventa geniale

Oramai, è terminato il tempo in cui i prodotti venivano semplicemente imballati in un involucro meramente materiale per proteggerli dall’esterno. Oggi, invece, il concetto assume un’accezione molto più ampia, allontanandosi dalla fredda materialità dell’imballaggio. A tal proposito, si è soliti rifarsi al termine inglese packaging che – in una dimensione più aperta – comprende anche e soprattutto aspetti immateriali riguardanti prettamente la dimensione estetica. Va da sé che oggi gli imballaggi siano molto creativi, con l’obiettivo di catturare l’attenzione e l’interesse del consumatore per convincerlo ad acquistare il prodotto. Di conseguenza, capita sempre con maggior frequenza che persone meno attente scelgano prodotti più scadenti ma dal packaging più accattivante, spingendo le aziende a spendere più risorse per il design anziché per la qualità intrinseca delle merci.

A che punto è il social marketing ? Ecco i numeri e le sfide del futuro per i brand

A che punto è il social marketing ? Ecco i numeri e le sfide del futuro per i brand

I social media sono sempre più presenti nelle strategie di business delle imprese. Youtube e Facebook, tra tutti, hanno un ruolo predominante nelle preferenze delle stesse. Il Rapporto “The state of social marketing” realizzato da Simply Measured fotografa in modo puntuale quanto sta accadendo al mondo dei brand che si muovono, oggi, in un panorama che ha cifre impressionanti: oltre 2 miliardi di persone in tutto il mondo utilizzano i social media, il che vuol dire che il 28% della popolazione mondiale è interconnesso. Per le organizzazioni questa rete di connessioni presenta una grande opportunità per avere impatto su un numero senza precedenti di persone tanto che il social marketing è diventato una priorità per le aziende: secondo il report il budget disponibile per i social media rappresenta il 9,9% di quello del marketing digitale nel 2015, una cifra che è destinata a raggiungere il 22,5% nei prossimi cinque anni.

Le evidenze

Le principali evidenze che riguardano il rapporto tra brand/imprese e social media ci dicono che il trend è in crescita: non solo aumenta la disponibilità di budget ma cresce anche l’attenzione verso la creazione di team specifici, composti normalmente da uno a tre persone, che hanno esigenze distinte: strategia centralizzata e pianificazione, obiettivi di business, e infine, l’execution. La maggior parte dei social media team fanno parte dei settori marketing: il 49%, infatti, riferisce alla leadership del marketing.

Dimostrare il valore delle attività social, il ROI, resta il problema principale per il 60% dei social media marketers ma, paradossalmente, l’indagine rileva anche la mancanza di un’attività puntuale di social media analysis: solo il 22% dei marketer pensa che i dati dei social media abbiano un impatto effettivo sulle business.

Lo stato dei social

Il report passa poi ad analizzare singolarmente le piattaforme social in relazione ai brand: quelli presi in considerazione dall’indagine sono i brand compresi nella classifica Interbrand Top 100 Global Brands e, nello specifico, le imprese che hanno account globali o specifici per gli Usa che ne hanno fatto uso nel corso di aprile 2015. Quello che emerge per tale cluster è che YouTube batte tutti, seguito da Facebook e Twitter: sono loro quelli che attirano le maggiori attenzioni dei brand. YouTube è utilizzato dal 100% dei marchi presenti in classifica, con Twitter e Facebook che seguono a ruota. Reti più giovani come Instagram e Pinterest stanno guadagnando terreno.

Lo Stato di Facebook 

Il 96% degli Interbrand Top 100 brand  hanno un account Facebook dedicato e il 94% ha postato contenuti nel mese della rilevazione. Si evidenzia un minore attivismo su Fb rispetto all’anno scorso ma è cresciuto il livello di engagement.

Twitter

Il 98% dei brand presenti nell’Interbrand Top 100 brand sono attivi su Twitter, e ognuno di loro ha postato contenuti nel mese di aprile. Da notare come il 55% di tutti i tweet inviati includono contenuti fotografici. La rilevazione dimostra che il tweeting regolare è la chiave del successo: il 74% dei marchi twittano almeno tre volte al giorno (compresi i retweet e risposte). In termini di engagement con gli utenti, i tweet di relazione con i brand sono aumentati del 105% in un anno. Infine, i tweet con hashtag è vero che creano più engagement ma un abuso di essi rischia di essere controproducente.

Youtube

Il 100% dei brand Interbrand hanno un account YouTube e il 92% ha pubblicato video nel mese di aprile a dimostrazione della rilevanza

 

Instagram, per suo conto, pur essendo una applicazione mobile, ha attirato l’85% delle 100 aziende Interbrand con il 79% di esse attive nel mese di aprile; Pinterest, invece, ha attirato l’attenzione del 67% delle 100 aziende considerate che ne fanno un uso “vetrina”: solo il 41% dei marchi ha pubblicato attivamente in aprile 2015. Infine Google, che ha il 78% di imprese che lo usano con il 66% attivo nel mese della rilevazione.

 

Fonte http://www.techeconomy.it/

L'oro della Silicon Valley

L'oro della Silicon Valley

Abbiamo incontrato Paolo Ponte, Marketing Executive, Studente MBA e appassionato di tecnologia, con il sogno nel cassetto di fondare una startup innovativa. Ecco perché è andato in Silicon Valley: imparare i segreti e riportare un po’ dello spirito della Silicon Valley in Italia. Qui ci racconta la sua esperienza.

La Silicon Valley rappresenta, per molti giovani innovatori e aspiranti imprenditori, l’opportunità di veder riconosciuto il proprio talento e di fare fortuna. Lo stesso è valso per me, ecco perché ho deciso di affrontare questo viaggio nell’estate 2013.

Per comprendere perché nell’immaginario collettivo di oggi si è diffusa questa idea, è importante capire lo spirito che aleggia in questi luoghi, che si è sviluppato a partire dall’800 con i primi cercatori d’oro. Armati di coraggio, aspettative e perseveranza, i primi cercatori d’oro che attraversarono queste terre diedero l’impulso che avrebbe, poco più tardi, fatto nascere la potenza economica degli Stati Uniti. Erano uomini d’onore, pronti ad affrontare qualsiasi difficoltà, salire nei punti più impervi delle montagne, attraversare fiumi e restare ore ed ore con i piedi nell’acqua, sondare chilometri e chilometri di greto, fino a riuscire a sentire l’odore anche solo di una pagliuzza d’oro.

L’oro era lì, e chiunque avrebbe potuto cercarlo. Ma solo i più avventurosi potevano trovarlo.

La Silicon Valley, oggi, è proprio questo: un terreno fertile per dar vita a un’idea imprenditoriale, un ecosistema di persone e aziende che si scambiano risorse e knowhow. Eppure, come per i cercatori d’oro, solo i più bravi fanno strada. Non tutti lo sanno, ma in Silicon Valley circa il 90% delle startup fallisce (nove su dieci!). C’è infatti una moltitudine di persone che rischia e a cui non va bene. Tuttavia, quello che è diverso rispetto a noi, è che là è ampiamente diffusa la cultura dell’errore.

Molte aree del mondo presentano le infrastrutture che caratterizzano la Silicon Valley, ma in poche è così diffusa la consapevolezza che si può anche sbagliare, anzi, l’errore rappresenta una tappa importante nella vita. Il messaggio è chiaro: si sbaglia e poi si riparte, e la prossima volta, anche se sbaglierai ancora, sicuramente avrai fatto meglio di prima! Ciò è, a mio parere, la reale ricchezza di quest’area.

Passare di fronte al garage dell’HP a Palo Alto, dove Dave Packard e Bill Hewlett hanno immaginato e realizzato il futuro della tecnologia, oggi diventato un museo, infonde una grande energia, anche se è importante avere la consapevolezza che sono davvero poche le persone che, partendo dal basso, possono raggiungere i vertici del business mondiale.

Eppure, in Silicon Valley, è lecito credere di farcela!

Un altro aspetto che mi ha notevolmente colpito è che là le idee nascono a una velocità sorprendente. Capita di essere seduto al bar, la sera, e trovarsi nel bel mezzo di una presentazione del tutto improvvisata di un progetto di business. In ogni angolo e in ogni occasione, puoi trovare qualcuno che abbia un’idea nel cassetto e abbia voglia di raccontartela; in ogni angolo e in ogni occasione, puoi trovare qualcuno che quell’idea sia veramente disposto a finanziarla!

Non è un caso, quindi, che oggi la Silicon Valley sia sede di importanti aziende di fama internazionale, da Apple a eBay, da Google a Facebook, da Oracle a Intel, solo per citarne alcune, ma anche di numerosissime startup. Tutte sono ben disposte ad aprirti le porte delle loro sedi e permetterti di fare una chiacchierata con alcuni dei loro manager.

Sulla scia di questo fermento positivo che ha contagiato tutto il mondo, anche da noi sembra che finalmente qualcosa si stia muovendo e l’Italia sta piano piano diventando un Paese più ospitale per le imprese innovative. Ti consiglio di dare un’occhiata alla mappa, in continuo aggiornamento, delle startup italiane, che trovi a questo link.

Se anche tu vuoi affrontare un viaggio in Silicon Valley, voglio darti alcuni spunti e consigli che a me sono stati davvero utili.

- Prima di partire, ho cercato un appartamento attraverso Airbnb, una piattaforma comoda e affidabile, grazie al sistema di giudizi che gli altri utenti possono dare (un’ulteriore garanzia). Si parla direttamente con l’affittuario.
- Il volo è lunghissimo, ti consiglio di prenotare un aereo comodo.
- Caltrain è la linea ferroviaria per spostarsi in tutta la Silicon Valley; è molto comoda ed economica, e consente anche di portare a bordo le biciclette, che sono il mezzo di trasporto più comune in questa zona, ricca di piste ciclabili.
- Avendo intenzione di girare molto durante il mio viaggio (la California è una regione molto grande e ricca di scorci affascinanti), prima di partire ho prenotato una macchina in affitto. Ci sono molti siti che offrono questo servizio, io ti consiglio Rentalcars.com.
- Per conoscere gente e fare incontri interessanti puoi iscriverti a MeetUp. Offre l’opportunità di conoscere persone molto socievoli. Si possono incontrare startupper, sviluppatori software, Venture Capitalist.


Io ho organizzato il mio viaggio autonomente e, per una settimana, mi sono unito a uno dei Silicon Valley tour (ce ne sono diversi organizzati da italiani, come Silicon Valley Study Tour), che mi hanno dato l’opportunità di visitare le sedi di importanti aziende e fare networking.

Di racconti ce ne potrebbero essere ancora tanti. È stata un’esperienza intensa e decisamente formativa. Ecco gli insegnamenti più importanti che mi ha lasciato questo viaggio:

Fail Fast. Se devi fallire fallo subito, non perdere tempo ad attendere che un miracolo cambi le cose.

Il fallimento non è un delitto. Lo startupper che fallisce in Silicon Valley non viene bandito dalla comunità; il fallimento è visto come uno step nel percorso di crescita dell’imprenditore.

Cambia lavoro spesso. In Silicon Valley il posto fisso non esiste; difficilmente un dipendente sta più di due anni nella stessa azienda. Un Senior Engineer di Google riceve in media 2-3 chiamate di proposte di lavoro la settimana (da aziende quali Facebook, LinkedIn, Twitter, etc.).

Sii imprenditore di te stesso. Sia all’interno delle startup sia nelle big companies il dipendente non deve limitarsi a svolgere il proprio compito ma deve essere creativo, propositivo, reattivo. Sennò, sei fuori!

Give Back. È la mentalità tipica degli investitori e degli imprenditori che ce l’hanno fatta e che ora sentono il dovere morale di condividere parte di quello che hanno ottenuto con gli altri (siano consigli, attività di affiancamento o mentoring con giovani, finanziamenti, etc.).


Se vuoi restare in contatto con Paolo Ponte, chiedergli consigli o scambiare esperienze, lo trovi su LinkedIn o su Twitter.

Fonte http://www.impresainazione.it/

6 modi per diventare leader di un team di successo.

La strada per diventare il leader perfetto all'interno del tuo team di lavoro può nascondere insidie e difficoltà. Ecco qualche consiglio per renderla più agevole e avvicinarti al tuo successo lavorativo.

6 modi per diventare leader di un team di successo.

“Ci si chiede qual è la differenza tra un leader e un capo: il leader guida, il capo dirige”. In questa piccola citazione di Theodore Roosevelt, si trova l’essenza della figura del leader: come deve essere, cosa deve fare e come deve pensare per guidare il suo team verso il successo.

Le frasi fatte sono molto suggestive, certo, ma da sole dicono poco. All’ispirazione bisogna sempre affiancare una spiegazione concreta. E allora, ecco sei consigli pratici per costruire una squadra aziendale di valore.

Essere consapevole del tuo lavoro

Per guidare una squadra è opportuno conoscere al meglio le tue capacità ma anche i tuoi limiti. Devi essere esigente con te stesso, ambizioso e lavorare duro per apparire agli occhi del tuo team come il modello da seguire per realizzare la missione aziendale.

Conoscere, imparare, tenerti sempre aggiornato e dimostrare di sapere cosa fare in qualunque situazione porterà il tuo team a volerti seguire fino in capo al mondo.

Conoscere la tua squadra

Se è importante conoscere se stessi, forse lo è ancora di più conoscere il tuo team. Per ottenere il meglio da parte del tuo gruppo di lavoro è fondamentale conoscere caratteristiche e peculiarità di ogni singolo collega, in modo da poterlo guidare e aiutare nel raggiungimento dei suoi obiettivi.

Fondamentale, quindi, è il lavoro di squadra, l’ascolto delle esigenze di ogni membro, l’aiuto dei colleghi in difficoltà e, al bisogno, il cercare di incoraggiarli per farli sentire a loro agio.

Potrebbe essere definito, a volte, come un lavoro degno di uno psicologo, perché è di testa che si parla; spesso basta saper toccare le corde giuste di ogni dipendente per farlo rendere al massimo. Solo così riuscirai a far fruttare al 100% tutto il suo potenziale.

Definire chiaramente ruoli e responsabilità

Una volta affrontate nel migliore dei modi le prime due fasi, è arrivato il momento di passare alla definizione chiara e trasparente dei ruoli e delle responsabilità all’interno del tuo gruppo. Tutto ciò eviterà le sovrapposizioni di mansioni e il conseguente verificarsi di conflitti interni.

Non sarà mai un’impresa facile riuscire a cucire a ogni singolo dipendente il ruolo a lui più adatto. Il percorso sarà costellato da difficoltà dovute alle inevitabili diversità caratteriali tra le persone, tra chi è più portato per un lavoro individuale e chi, invece, preferisce lavorare a stretto contatto con i colleghi.

Il segreto sta nel riuscire a mescolare al meglio questi ingredienti per ottenere, dopo alcune prove, la ricetta perfetta, quella in grado di fruttare il massimo profitto dal team. Attribuire il ruolo e le responsabilità adatte a ogni singolo dipendente sarà la tua arma in più per raggiungere l’eldorado lavorativo.

Offrire feedback ai propri collaboratori

Dare continui feedback sul lavoro, può rivelarsi vincente. Trasmetti consigli, opinioni e valutazioni a ogni singolo step di un progetto realizzato da un tuo collaboratore. Solo così potrai permettergli di migliorare e capire le tue reali intenzioni e quelle dell’azienda.

In questo modo lui avrà la possibilità di correggere il tiro strada facendo, evitando di dover buttare via un lungo e faticoso lavoro. Una situazione questa, che rischia di essere una perdita ingestibile per te, per il tuo collega e per i clienti.

Usare carota e bastone

In questo contesto, il detto del “sapere usare il bastone e la carota” calza a pennello. Se un tuo dipendente riesce a superare con successo una difficoltà o a portare a termine il suo obiettivo nei tempi prestabiliti, non esitare a offrire qualche piccolo incoraggiamento, e perché no, unaricompensa.

Molti credono che, poiché il dipendente è retribuito allora il suo lavoro dovrà essere sempre impeccabile. Non è proprio così. I lavori non sono tutti uguali, alcuni richiedono maggiore impegno. Per un dipendente vedere i propri sforzi riconosciuti, è un segnale molto positivo e soddisfacente che lo porterà a dare il massimo, in termini di risultati lavorativi e di business.

Non fermarti ai tuoi successi, impara da questi

I successi, quando arrivano, devono essere celebrati con il tuo team, ma non fermarti a quello. Cerca di analizzare le tue vittorie e di capire come sono arrivate, questo sarà di grande aiuto per indirizzare le tue scelte e prospettive future. La sola autocelebrazione non porta a nulla, ma se ad essa segue un’analisi attenta ed accurata sarà più facile ottenere nuovi successi.

Questi sono solo piccoli consigli da seguire per il tuo lavoro di leader aziendale che, come puoi vedere, è un ruolo che comporta molte responsabilità. Il vero punto di partenza sta nella capacità di non demordere mai, perché ricorda: maggiore sarà la fatica, più grandesarà il successo.

Fonte http://www.ninjamarketing.it/

Quattro consigli per convertire il traffico web in più contatti e clienti.

Una volta che un visitatore raggiunge il tuo sito web, perché ci dovrebbe rimanere ?

Quattro consigli per convertire il traffico web in più contatti e clienti.
Finalmente! Dopo tanta fatica, notti in bianco e lavoro duro abbiamo utenti che visitano il nostro sito; ma rimane ancora un problema da risolvere: trasformare il traffico web in contatti e clienti. Dobbiamo quindi concentrarci sulla conversione, ma in che modo?
 
Devi sapere che hai solo 10 secondi per ottenere l’attenzione delle persone prima che si distraggono, o semplicemente decidano di abbandonare il tuo sito.
Questo significa, quindi, che le prime impressioni contano più che mai.
 
I visitatori hanno bisogno di capire immediatamente che cosa fai, e come li puoi aiutare. Capire cioè qual è la tua proposta unica di valore, o come dicono gli anglosassoni, la tua Unique Value Proposition.
 
La proposta di valore deve essere focalizzata sui valori del tuo target di riferimento. Descrivere semplicemente le caratteristiche del tuo prodotto non è sufficiente a smuovere i clienti nel prendere decisioni o a compiere azioni. La tua proposta deve essere specifica, breve e utile.
 
Una Value Proposition è la risposta alla domanda: “Perché dovrei comprare il tuo prodotto?”
Deve mostrare i benefici specifici del tuo servizio, aiutare le persone a risolvere i loro problemi e spiegare loro perché dovrebbero comprare da te.
 
Una forte Value Proposition include i seguenti elementi:
 
Un titolo che conquista l’attenzione: una frase chiara e precisa, che offre ai clienti i benefici del tuo prodotto o servizio;
un sottotitolo che si compone di 2-3 frasi per spiegare meglio cosa offri;
una grafica accattivante che rafforza il messaggio che vuoi trasmettere al tuo pubblico;
punti che evidenziano la tua offerta di base e definiscono le aspettative con i potenziali clienti.
Quindi, come si fa a convertire il traffico web in clienti? Ecco 4 consigli da seguire.
 
1. Testa la tua proposta di valore
 
Non sorprende che molti esperti di marketing online preferiscano fare affidamento sulla propria intuizione nella progettazione di una proposta di valore. Ma questo approccio non sempre dà i risultati migliori o almeno quelli sperati.
 
Testare approcci diversi, piuttosto che fare affidamento solo sui propri istinti, può essere d’aiuto nel trovare il modo migliore per connettersi con i propri clienti.
 
2. Utilizza il linguaggio dei tuoi clienti
 
Utilizzare un linguaggio difficile e una terminologia piena di parole tecniche è la cosa più sbagliata che puoi fare. Per coinvolgere i tuoi clienti, devi parlare con loro attraverso un linguaggio semplice e diretto.
 
Spesso il linguaggio da te utilizzato è diverso dal linguaggio utilizzato dal cliente. Per capire come i clienti pensano ai tuoi servizi e come li descrivono, potresti fare delle interviste, dei sondaggi, raccogliere feedback o utilizzare i social media.
 
3. Migliora la tua proposta di valore con elementi di persuasione
 
Probabilmente ad un paio di elementi di persuasione o “booster” per la tua proposta di valore non ci avevi neanche pensato. L’utilizzo di questi elementi può funzionare bene per aumentare i tassi di conversione.
Alcuni esempi includono:
 
Testimonianze e recensioni da parte dei clienti – o altri tipi di dimostrazione sociale. Questo rende la tua offerta affidabile.
Garanzia di rimborso. Piuttosto di scrivere “Soddisfatti o rimborsati” o “Garanzia di rimborso”, prova a scrivere qualcosa di più creativo e accattivante. Alle persone piace sentirsi sicure e certe su ciò che stanno per acquistare.
Offerte Bonus. Come ad esempio: la spedizione gratuita, consegna gratuita, consegna il giorno successivo, nessun costo di installazione, aggiornamenti gratuiti ecc..
Prova a pensare agli elementi di persuasione che hai a disposizione e come possono influenzare positivamente sul tasso di conversione della tua proposta di valore.
 
4. Permetti di provare il tuo prodotto/servizio
 
Quando offri il tuo prodotto o servizio, offri ai clienti un modo semplice per testarlo prima di acquistare. Questo può essere una prova gratuita o la versione demo che può aiutare le persone a controllare le migliori caratteristiche e le specifiche del tuo prodotto.
 
Riassumendo, quindi, focalizza l’attenzione nel definire una forte proposta di valore. Una volta che avrai qualcosa che descrive in maniera precisa e chiara quello che offri, allora il passo successivo sarà quello di iniziare a ottimizzarlo per aumentare le conversioni. Una proposta di valore con un alto tasso di conversione ti offre un vantaggio competitivo unico.
 
Questo, di certo, non è sufficiente per raggiungere un business di successo, ma è sicuramente un ottimo punto di partenza.
 

Millennial at work: come attrarre e mantenere i nuovi talenti

Millennial at work: come attrarre e mantenere i nuovi talenti
Studi recenti rivelano che la generazione dei Millennial, quella dei giovani nati dopo il 1980, conterà per il 75% entro il 2025. Entrano nel mondo del lavoro con un bagaglio culturale e personale diverso da quello dei colleghi più anziani: sono digitali nativi, flessibili, hanno ritmi di vita diversi e tendono sempre più a unire lavoro e vita privata. Con le loro nuove motivazioni possono rappresentare un fattore di crescita per le aziende. Tuttavia, la generazione dei Millennial è nota per lasciare il posto di lavoro dopo poco tempo (il 60% cambia lavoro dopo meno di 3 anni).
Per rimanere competitive, le aziende necessitano di un approccio più fresco al concetto di retribuzione, che consideri i nuovi valori, atteggiamenti e stili di vita. Adam Miller, Presidente e CEO di Cornerstone OnDemand, azienda leader nelle soluzioni software in ambiente cloud per il talent management, ha individuato alcuni valori principali che realmente attirano la generazione dei Millennial:
 
Flessibilità nell’orario di lavoro
 
I giovani che cercano lavoro oggi vivono in un mondo in cui la presenza fisica è un optional: fare operazioni bancarie, noleggiare un film, chiacchierare con gli amici, ordinare il pranzo sono tutte attività che, da luogo “dove andare” sono diventate “cose da fare” con un qualsiasi dispositivo connesso. I Millennial vedono il lavoro nello stesso modo; qualcosa che non viene misurato in termini di ore trascorse in un luogo ma di risultato di ciò che si è fatto. Non è un caso che le aziende che oggi hanno successo pongono la flessibilità al centro della propria cultura aziendale, permettendo agli impiegati di definire a piacimento i propri programmi purché il lavoro venga fatto.
 
Crescere innanzitutto
 
I Millennial non vogliono lavorare solo per lo stipendio: desiderano investire il tempo per acquisire nuove competenze e conoscenze necessarie per crescere sia personalmente sia professionalmente. La formazione dunque non è più solo un mezzo per realizzare obiettivi aziendali ma un’esperienza di apprendimento a 360 gradi che coinvolge tanto gli obiettivi di carriera quanto gli interessi e le passioni del dipendente. Una delle esigenze, ad esempio, è quella di imparare a diventare un leader. Nell’indagine sui Millennial condotta nel 2014 da Deloitte, il 75% degli intervistati riteneva che la loro azienda potesse fare di più per formare i futuri leader.
 
Insieme alla formazione viene la mobilità
 
La maggior parte dei Millennial si aspetta di sviluppare diverse carriere nella vita professionale. Secondo il Bureau of Labor Statistics, in media, i giovani adulti a 26 anni hanno già svolto 6,2 lavori. Perché non consentire loro di passare a un nuovo percorso di carriera all’interno della vostra azienda?  È fondamentale dare loro accesso ai percorsi di formazione necessari per muoversi sia verticalmente sia orizzontalmente all’interno dell’azienda. Permettete loro di vivere l’impresa in modo olistico e costruire un legame duraturo.
 
Allineamento fra gli obiettivi personali e quelli aziendali
 
Più ancora delle generazioni precedenti, i Millennial danno una grande importanza allo scopo del proprio lavoro. Da un punto di vista personale, sono molto interessati a capire quale è il loro ruolo nel disegno aziendale, in che modo il loro ruolo è importante e se interessa a qualcuno. Le aziende devono essere trasparenti nell’allineare gli obiettivi personali con quelli dell’organizzazione, in modo che anche il neoassunto abbia ben chiaro come il suo lavoro sia allineato con ciò che l’azienda fa nel suo insieme.
 
Non solo profitto
 
I Millennial considerano molto importante anche la causa sociale dell’azienda per cui lavorano: come si relaziona l’azienda con il mondo esterno e in che modo contribuisce al bene generale? Il concetto di responsabilità sociale dell’azienda coincide con quello delle persone? Nell’indagine Deloitte, sei intervistati su dieci affermano che l’allineamento fra gli obiettivi personali e quelli dell’organizzazione è una delle ragioni per cui hanno scelto il loro attuale datore di lavoro.
 
L’epoca in cui sono cresciuti i Millennial ha insegnato loro che nulla è garantito. Instabilità e cambiamenti rapidi sono la norma. Per questa generazione, ad esempio, l’equazione tempo=denaro non ha più senso. Quello che da tempo viene considerato “il futuro del lavoro” è già presente e le organizzazioni devono muoversi nel modo giusto per rispondere ai nuovi standard per reclutare e trattenere il capitale più prezioso, quello umano. La concorrenza per accaparrarsi le persone più valide è agguerrita come non mai.
 

Amazon apre in Italia il negozio di alimentari e punta su un mercato da quasi mezzo miliardo di euro.

Amazon apre in Italia il negozio di alimentari e punta su un mercato da quasi mezzo miliardo di euro.
La spesa casalinga da oggi si può fare online su Amazon anche in Italia. Il colosso dell'e-commerce apre nel nostro Paese la vendita online di prodotti alimentari a lunga conservazione e per la cura quotidiana della casa, dai pacchi di pasta ai biscotti, dalle bibite allo shampoo. La mossa potrebbe spingere un comparto - quello alimentare nell'e-commerce - già dinamico. 
Lo evidenzia una ricerca pubblicata oggi dall'Osservatorio eCommerce B2c Netcomm - Politecnico di Milano, secondo la quale in Italia crescono sia il Grocery (spesa da supermercato), che nel 2015 supera i 200 milioni di euro, sia il Food and Wine enogastronomico, che sfiora i 260 milioni di euro.
 
«Il comparto alimentare è nel 2015 uno dei settori più dinamici nel panorama dell'eCommerce B2c italiano», afferma Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano. «Negli ultimi due anni -aggiunge Perego- sono diverse le insegne della grande distribuzione che hanno attivato iniziative di Click&Collect, con la possibilità di ordinare online e di ritirare presso il punto vendita. Anche nel Food&Wine enogastronomico rileviamo un certo fermento grazie all'intraprendenza di produttori, «presidi territoriali» (che valorizzano prodotti locali), retailer, enoteche e start up, come ad esempio nella vendita di prodotto fresco (soprattutto frutta e verdura), nella consegna del pranzo pronto a domicilio, e nella vendita di prodotti in nicchie molto specifiche. L'ingresso di Amazon non può che incrementare ulteriormente la vitalità del comparto. Ne beneficeranno anche le Pmi del settore food, che con il Marketplace potranno avere un ulteriore canale di accesso all'eCommerce e all'Export online.» 
 
 

Lettura del codice a barre nella nuova app di AIC

Lettura del codice a barre nella nuova app di AIC

Nasce l’ultima versione della app dell’Associazione Italiana Celiachia con la lettura del codice a barre sulle confezioni degli alimenti.

L’applicazione ufficiale per smartphone dell’AIC, tramite la quale consultare i prodotti gluten free e trovare facilmente ristoranti e hotel per chi mangia senza glutine, si arricchisce di una nuova funzionalità, oltre che di un nuova interfaccia: infatti, ora è possibile effettuare il riconoscimento dei prodotti presenti in Prontuario tramite lettura automatica dei codici a barre con la fotocamera dello smartphone. La release 3.0, disponibile a giorni, renderà più completa quindi AIC Mobile!

DOVE SCARICARLA

AIC Mobile è disponibile per iPhone, Android (versioni 2.2 e successive) e Windows Phone 8 e 7.5. La app è gratuita, e per installarla bisogna ricercare “AIC Mobile” nello Store di Apple, nel Market di Google o in quello di Windows Phone e seguire le indicazioni degli shop.

SEMPRE AGGIORNATA

La principale funzionalità messa a disposizione è quella della consultazione del Prontuario, che è lo stesso di quello on-line o di quello cartaceo, aggiornato al 2014. Da adesso, ogni nuovo prodotto che ottiene la Spiga Barrata comparirà subito sulla app AIC Mobile, poiché al primo avvio giornaliero l’applicazione verifica la presenza di aggiornamenti, così si è sempre sicuri di consultare l’ultima versione del prontuario disponibile.

LA NOVITÀ

Come abbiamo detto, con il prossimo aggiornamento basterà inquadrare con la fotocamera dello smartphone il codice a barre presente sulla confezione per sapere se la farina, lo snack o la bibita sono presenti nel Prontuario, e quindi consentiti. Per quanto riguarda la ricerca testuale, presente fin dall’inizio all’interno dell’applicazione, nella nuova release 3.0 questa funzionalità è completamente rivisitata: disponibile la cronologia delle ultime ricerche, la ricerca incrementale e la ricerca contemporanea di prodotti, marche, categorie e aziende. Trovare un prodotto, magari mentre si è davanti allo scaffale del supermercato o mentre si compila la lista della spesa, è quindi adesso ancora più facile e immediato, e inoltre le ricerche possono essere fatte senza accedere alla rete, poiché il database del prontuario è residente all’interno della memoria dello smartphone.

I LOCALI GLUTEN FREE

Anche la funzione della ricerca di pizzerie, agriturismi, ristoranti e alberghi è molto utile, e dà la possibilità di trovare i locali che fanno parte del progetto AFC dell’AIC (Alimentazione Fuori Casa). Attivando il GPS, è possibile vedere quali locali gluten free sono nelle vicinanze, oppure si può impostare una località specifica e la app elencherà gli esercizi nei dintorni. Inoltre, questa funzione si integra con le Maps di Google. Per iPhone arriva inoltre la possibilità di consultare una lista di “locali nelle vicinanze” oltre alla semplice ricerca, funzionalità già disponibile per Android. Per utilizzare l’applicazione di AIC Mobile bisogna registrarsi (gratuitamente) sul sito AIC, così da ottenere lo username e la password da fornire al primo avvio dell’applicazione. La registrazione può essere effettuata in questa pagina. Per il futuro, la AIC prevede lo sviluppo del Prontuario Mobile e dell’elenco AFC Mobile anche per altre applicazioni.

Buona consultazione!

Fonte http://www.freesenzaglutine.it/

MANGIARE BIO RIDUCE L’INTOSSICAZIONE DEL CORPO

Cosa succede ai membri di una famiglia, che solitamente non mangia biologico, quando comincia a mangiare alimenti bio? È la domanda a cui ha risposto uno studio di Coop Svezia. Guardate i risultati.

MANGIARE BIO RIDUCE L’INTOSSICAZIONE DEL CORPO
Coop Svezia è stata così colpita dai risultati dello studio commissionato che ha deciso di realizzare addirittura un video che ha come protagonista la famiglia che ha accettato di sottoporsi alla ricerca. Cosa è accaduto? «Volevamo sapere cosa succede nell’organismo umano quando si passa dal cibo convenzional a quello biologico – dicono i responsabili di Coop Svezia­ – e i risultati sono stati così interessanti, che abbiamo deciso di realizzare un filmato da divulgare. Lo studio è stato condotto in collaborazione con lo Swedish Environmental Research Institute IVL (nel Pdf allegato potete scaricare il testo integrale dello studio ancora però in lingua originale). Vogliamo che la gente capisca perchè vle la pena di mangiare biologico, fa bne alla salute e all’ambiente. Lo studio ha dimostrato che mangiare cibo bio può riduorre i livelli di pesticidi nel corpo. Quando la famiglia selezionata ha cambiato alimentazione, i livelli di pesticidi e il loro numero si sono ridotti, come risulta dai campioni biologici. Speriamo che questo studio e questo filmato possano incoraggiare la discussione e il confronto sui benefici del cibo biologico».
 
Coop Svezia sin dagli anni ’80 Coop è stata pioniera per il biologico, aiutando gli agricoltori a passare alla coltivazione bio, favorendo l’accessibilità del cibo biologico per i consumatori e spronando la politica a fare sempre di più per la produzione di cibo biologico.
 
Terra Nuova è entrata a far parte del Tavolo Nazionale Contro i Pesticidi e rinnova quotidianamente il suo impegno su questo fronte.
 
Purtroppo l’Italia è  tra i paesi che impiegano le maggiori quantità di pesticidi in agricoltura. Sono circa 134.242 le tonnellate di prodotti fitosanitari vendute in un solo anno in Italia, secondo l'ultimo rapporto Ispra, elaborato sulla base dei dati disponibili più recenti, risalenti al 2012. Più di 2 chili a persona di veleni irrorati nei campi, ma utilizzati ormai dappertutto, nelle aiuole pubblica, nei giardini di scuole, asili, ospedali, sui marciapiedi e persino nei cimiteri.
 
Guardate i livelli di pesticidi prima e dopo il cambio di alimentazione.
 

Iscriviti alla newsletter




Joomla Extensions powered by Joobi